PROMUOVERE LA SICUREZZA STRADALE E NON IL CONSUMO DI ALCOL

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Non si ferma la scia di incidenti stradali legata all’uso di alcol alla guida. I dati forniti dal Ministero della Salute parlano di aumento dal 9,9% del 2019 al 10,6% del 2021 degli incidenti alcolcorrelati con lesioni e dal 4,8% al 5,3% per gli incidenti alcolcorrelati con vittime (dati rilevati solo dai Carabinieri e fortemente sottostimati per ragioni diverse, come il rifiuto di sottoporsi ai controlli, gli incidenti non segnalati né rilevati dalle Forze dell’Ordine, il decesso del conducente, e altro). Il numero di vittime e feriti dunque continua ad aumentare ma le Istituzioni sembrano non aver in mente nessun progetto di intervento serio e strutturato, né sembrano volersi sottrare alle logiche del profitto per abbracciare l’impegno alla protezione della salute e della sicurezza dei cittadini.

L’uso di alcol alla guida è un comportamento che non riguarda solo il bere considerato eccessivo, ma anche e soprattutto quello definito più comune e moderato, dal momento che il rischio di incidenti aumenta di quasi il 40% con un tasso alcolemico di 0,5 g/l (un paio di bicchieri per gli uomini, la metà per le donne). La guida in stato di ebbrezza non va considerata solo come una violazione del Codice della Strada a sé stante, ma rappresenta una condizione che spesso favorisce la violazione di altre norme di comportamento al volante (superamento dei limiti di velocità, uso delle corsie, obbligo di precedenza, distrazione) proprio in virtù della disinibizione che genera e della riduzione delle capacità di reazione e attentive. Anche per questo rappresenta una condizione di rischio importante.

Tutto questo rende ancora più inaccettabile che le Istituzioni non intervengano in maniera decisa prendendo posizioni chiare sulla questione.

Di recente, il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti ha proposto un protocollo d’intesa con le Associazione dei locali di intrattenimento notturno per offrire un taxi gratis all’uscita dalle discoteche per le persone in stato di ebbrezza. Un’iniziativa insensata, un goffo tentativo di mettere una pezza a un problema che appare irriducibile, o almeno lo sarà finché si continuerà a stare con un piede in due scarpe.

Perchè è difficile, molto difficile, limitare i danni alcolcorrelati incentivando i consumi. Ma incredibilmente è quello che si cerca di fare.  

La Regione Veneto (tra le regioni d’Italia inserite nel Libro Bianco del Ministero della Salute per la maggior criticità, sia per la tipologia di bevande alcoliche consumate che per comportamenti dannosi per la salute), per esempio, ha approvato un accordo di collaborazione con il Ministero della Salute per la realizzazione del Progetto “Contrasto al binge drinking” nei giovani, per affrontare aspetti specifici, come l’abbassamento dell’età di avvicinamento all’alcol e l’aumento del numero dei giovani consumatori a rischio. 

Un’ormai corposa letteratura scientifica (a cui abbiamo contribuito anche noi di Eurocare Italia) dimostra da anni che a determinare proprio un abbassamento dell’età del primo contatto e un aumento dei consumi nei giovani che già bevono sia l’esposizione dei giovani al marketing e alla promozione delle bevande alcoliche. Chissà se la Regione ne abbia tenuto conto nel definire le azioni di Progetto.

Qui infatti sono presenti il Vinitaly, la Prosecco Cycling, la Prosecco Marathon, la Motoprosecco, la Centomiglia sulla Strada del Conegliano Valdobbiadene, tour lungo la Strada del Prosecco, più numerose altre manifestazioni minori a tema. Eventi ideati appositamente per sostenere una certa economia (che tra l’altro in questa Regione rischia di compromettere la stabilità ecosistemica e ambientale del territorio) e consumare bevande alcoliche e in cui la rischiosa associazione Strada/Alcol viene banalizzata e resa elemento promozionale legato al relax e al divertimento. Eventi rivolti a tutti, agli adulti e ai giovani maggiorenni neopatentati. Organizzati dal mondo della produzione e fortemente sostenuti (alcuni anche finanziati) da Comuni, Provincie e Regioni, cioè da quegli stessi attori politici che attraverso i media spesso piangono i morti sulle strade, soprattutto se giovani. 

Promuovere un certo prodotto equivale a promuoverne il consumo nella popolazione generale, compresi giovani e minori. Favorire la cultura del bere significa favorire le scelte comportamentali delle persone nei confronti dell’alcol. Tutto questo delinea chiare responsabilità politiche. Ed è bene ricordarlo, perchè i messaggi chiave della promozione delle bevande alcoliche tenderebbero ad imporre una narrazione secondo cui se bevi troppo è solo colpa tua, o della tua famiglia sgangherata, sollevando un contesto culturale fortemente favorevole, la pervasività del marketing diretto e indiretto e il pressante lavoro di lobbying pubblico e istituzionale dell’industria, da ogni responsabilità nell’incentivare i consumi.

L’art. 13 della L. 125/2001 (Legge quadro in materia di alcol e di problemi alcolcorrelati) sulla regolamentazione in materia di pubblicità, già depotenziato dall’aver incaricato gli stessi portatori di interesse ad automonitorarsi nella promozione dei loro prodotti, risulta oggi ulteriormente indebolito dalla potenza del marketing online e ci ricorda che nessuna legge potrà mai sostituirsi alla sensibilità, alla coscienza e al senso di responsabilità delle Istituzioni e dei singoli decisori politici. I riferimenti sono chiari: già dal 2005 la Carta Europea sull’Alcol suggeriva le strategie chiare e sufficientemente semplici che si erano dimostrate efficaci, e hanno continuato negli anni a fornire evidenze di efficacia, nell’ambito della guida e della regolamentazione pubblicitaria, in particolare riguardo alla popolazione giovanile. Sono stati fatti molti progressi da allora e sono stati prodotti numerosi documenti di indirizzo a livello internazionale (tra i più recenti, il Piano Europeo sull’Alcol 2022-2025 dell’OMS) e normative precise (si veda, al punto 16, la Risoluzione del Parlamento europeo sulla Lotta contro il cancro), ma ancora oggi chi ha la responsabilità di decidere (governo più, governo meno) barcolla con sufficiente disinvoltura tra istanze di profitto e attenzione al Bene Comune, alla salute e alla sicurezza dei cittadini, propendendo spesso e ben volentieri per il primo.

È in questo scenario che abbiamo deciso di promuovere una raccolta firme con cui chiediamo che la politica, in particolare nella figura della Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni, del Ministro della Salute Orazio Schillaci e del Presidente della Regione Veneto Luca Zaia, scelga di agire: 

  • garantendo il rispetto dell’art. 13 della Legge 125/2001 e modificandone i commi 4 e 5in modo che il divieto relativo alla pubblicità nella fascia oraria 16-19, sulla stampa dedicata ai minori e durante le proiezioni destinate ai minori nelle sale cinematografiche riguardi non più solo le bevande superalcoliche ma anche quelle alcoliche;
  • rispettando la legislazione esistente e i documenti internazionali in ambito alcologico, garantendo che nessuna forma di pubblicità sia rivolta ai giovani e al mondo giovanile, per esempio correlando il consumo di alcol allo sport o a certe forme di divertimento;
  • ricordando che i giovani non sono solo i minorenni e a tutti loro va garantita una protezione dalle pressioni al bere esercitate dal marketing e dalle iniziative promozionali;  
  • ponendo maggiore attenzione alle tante forme di pubblicità diretta e indiretta e alle affermazioni, spesso fatte dagli stessi politici, a forte valenza promozionale del consumo di bevande alcoliche e della cultura del bere, finalizzate a promuovere gli interessi commerciali di pochi a scapito degli interessi di salute di tutti.