AUTUNNO
[…]
Cadono foglie
come pioggia gioiosa
su pensieri visivi.
L’irrequietezza
si fa
autunno.”
Lorena Carpi
Dopo la partecipazione al Congresso Nazionale dell’AICAT a Firenze lo scorso ottobre, l’autunno dei club di ecologia sociale antropospirituale a Padova, prosegue con i giovedì della scuola primaria e con i seminari mensili (15 ottobre,12 novembre e il prossimo 10 dicembre, i primi due reperibili in rete, per chi volesse rimanere aggiornato).
Già queste prime righe fanno inevitabile riferimento allo scorrere lineare del tempo esperito, ma occorre ricordare che nella circolarità della cultura ecologica profonda, radicale, siamo immersi e interrelati al fluire vitale di chi ci ha preceduto e di chi sarà portatore di questa esperienza dopo di noi, in una compresenza dei misteri di vita e morte, “compresenza di tutti, uniti a tutti” (Aldo Capitini).
Con questo spirito, a volte sopito in un oblio che la mente osserva, ci prepariamo al prossimo seminario di dicembre, celebrando insieme la memoria di Tiziana Codenotti con il rito della pomana, che la ritualità cristiano-ortodossa vive come dono per i defunti.
La tradizione, trasmessaci da Alina Bucurescu, si intreccia con le pratiche di convivialità che rinnoviamo di mese in mese con il cibo condiviso la domenica seminariale.
A proposito di Alina, ricordiamo la sua recente laurea magistrale in Psicologia all’Università di Padova, con una tesi in parte sperimentale sulla cognizione nei vegetali, nelle piante rampicanti in particolare. Il suo lavoro, improntato alla tradizione cibernetica e sistemica, ci consegna un capitolo importante di tale filone di studi che di recente ha di nuovo assunto rilevanza e, esperienza ancor più preziosa per ciascuno, possiamo condividerne spunti e riflessioni negli incontri della scuola del giovedì e nei seminari stessi. I quali offrono anche testimonianze proposte nella trasmissione radiofonica “Sobrietà”, in onda ogni quindici giorni su radio Cooperativa, emittente padovana fondata da don Albino Bizzotto e di cui Franco Marcomini è il “conduttore storico”.
La dotta divulgazione contemporanea del biologo molecolare Stefano Mancuso ci ha introdotto ad un apprendimento che definirei stupito circa la vita delle piante; il riferimento ripetuto al pensiero di Humberto Maturana e di Francisco Varela, studiosi cileni di scienze biologiche, pedagogia, neuroscienze, che attraverso il concetto di autopoiesi – solo per citare il più ripetuto e mai da me compreso – hanno cercato di andare oltre la visione rappresentazionalistica e dualistica della cognizione; lo sfondo onnipresente degli studi di Gregory Bateson su mente e natura (ah!, la finalità cosciente ci intriga…) sono solo alcune delle “radici” o “chiome” cui guardare con senso di grata ignoranza e desiderio perseverante di conoscenza.
Ancora, le riflessioni dei filosofi Massimo Cacciari, Umberto Curi, del filologo classico Ivano Dionigi sono ulteriori possibilità del contemporaneo indagare critico squisitamente scientifico.
Seguiamo il percorso pastorale di papa Francesco attraverso le sue encicliche ed esortazioni, le riflessioni di padre Enzo Bianchi, il Tao Te Ching, il santo Francesco… cammini diversi della spiritualità, anche religiosa, che l’unico Dio ha reso possibile nei secoli dell’umanità .
Insieme e ciascuno per sé dallo scorso ottobre leggiamo un libro al mese. Il primo dell’esordiente Bernardo Zannoni I miei stupidi intenti. Propostoci da Alina, lo scrittore giovanissimo e colto ci presenta un racconto animale, crudo e schietto. Come cambiare il punto di vista dell’umano nel suo incessante agire – fondamentale sul tema la disamina delle azioni umane della filosofa politica Hannah Arendt in Vita activa, che chiama ancora al contraddittorio – o meglio, accettare la mente incorporata in faine, volpi, cani e ricci, i personaggi del romanzo in questione?
Come seconda tappa di lettura, Lucio Candida ci ha suggerito Le intermittenze della morte del portoghese José Saramago, anche premio Nobel nel 1998. Un testo di incessante fluire di considerazioni attualissime, universali, sorprendenti nella precisa e spesso paradossale, multiforme e multidimensionale critica sociale, politica. Una sfida all’ottusità estetica e poetica. Una meditatio mortis letteraria che ci accompagna.
Questa forma di agire, che sento speciale, chiede di aderire con gioia e impegno ad una proposta controcorrente di cura nel contemporaneo, chiede di partecipare curiosi e critici, lasciandoci vivere nonostante. Una forma di “lavoro dello spirito” che, forse, ci incammina verso la contemplazione.
Silvia del Gaudio, novembre 2023