Eredi

Eredi vuol dire essere soli e speranze, come dice Cacciari durante l’incontro de La permanenza del Classico, perché sono solo il solitario e il disperato che vanno cercando il padre e la madre.

Non eredita se non chi fa esperienza di uno stato di abbandono, di solitudine fino alla disperazione; uno che è pieno può spenderla, dissiparla o ignorarla. Bisogna fare questa doppia fatica: sentire angoscia per la propria condizione e in più andare alla ricerca di qualcosa – chi è pieno di sé non può ereditare nulla.

Il maestro in questo insegna e educa alla volontà di essere eredi interrogando il vuoto per capire in che forma si può trovare la propria eredità, che possa cercare di colmare quel vuoto. Prima di tutto bisogna quindi sentirsi mancanti, soli, disperati perché eros sempre nasce da sua madre Penia e ne eredita a sua volta la necessità e l’esigenza di muoversi alla ricerca di qualcosa. Noi, invece, rifuggiamo da Penia (e dunque di conseguenza anche da Eros) e abbiamo l’impressione di poter ereditare solo le caratteristiche che vorremmo come si fa al mercato con la frutta migliore; un esempio di ciò si può trovare nel nostro rapporto con la natura e la coltivazione di cibo, portato alla luce da Margherita Bianchi nel suo libro “La vita ramificata”: la patata geneticamente modificata New Leaf, proprietà intellettuale della Monsanto, è stata resa resistente alla dorifora (Leptinotarsa decemlineata) tramite l’introduzione di un gene prelevato dal batterio Bacillus thuringensis che dona alla pianta la capacità di produrre una tossina letale per l’insetto (Pollan 2014b, p. 180). La dorifora potrebbe d’altra parte sviluppare una resistenza al batterio, così l’azienda è stata costretta a lasciare nei campi coltivati di piante OGM porzioni di campo lasciate a sé stesse, in cui gli insetti possono proliferarsi e nutrirsi delle colture tradizionali permettendo la continua trasformazione genetica degli organismi che altrimenti diverrebbero facile bersaglio di patogeni. Se gli organismi restassero immutati da una generazione all’altra soccomberebbero presto attaccati da virus e batteri, che a loro volta rimarrebbero privi della loro fonte di nutrimento e protezione. 

Tutto questo sforzo per puntare continuamente al profitto massimo e al trattenimento estremo allontanandosi sempre più dal mancante, ostinandosi nella coltivazione di un’unica specie che sembra produrre di più invece di assecondare gli equilibri naturali e le condizioni ambientali.

Questo giovedì al laboratorio ci siamo chiesti se il vuoto e la mancanza possono essere scelti, nel caso in cui queste condizioni si possano effettivamente porre come “scelta” oppure se debbano essere in qualche modo imposte da qualcuno o percepite come strettamente necessarie. San Francesco d’Assisi ci insegna che la restituzione dei propri beni all’insegna di una vita di paupertas (povertà, scarsezza di mezzi) porta in qualche modo all’audacia del chiedere, all’entrare in relazione alla ricerca di quella eredità da conquistare ci cui parla anche Cacciari. 

Come Orfeo con Euridice bisogna forse lasciar andare ciò che possediamo del passato per poter possedere in seguito, tentando di camminare con lo sguardo volto verso la luce del sole senza girarsi ad acchiappare ciò che pensiamo di perdere procedendo avanti, tentati dal sospetto che non ci stia più seguendo e girandoci spaventati a controllare.