Una frase in epigrafe

Una frase in epigrafe ad un capitolo di “Educare per l’era planetaria” di Edgard Morin dice: “A forza di sacrificare l’essenziale in nome dell’urgenza, si finisce per dimenticare l’urgenza dell’essenziale”. 

Mi pare che di questo essenziale, nella situazione che stiamo ancora vivendo, le relazioni siano una parte importante. Perché relazione è comunicazione, cioè il tentativo di riportare ad altri quello che noi sentiamo e che a nostra volta abbiamo sentito dagli altri, o quantomeno il tentativo di farlo, in una ricerca continua di sintonizzarci con il mondo, di sconfiggere il senso di solitudine del nostro essere individui unici comunque. In questa operazione credo che la ricerca dell’assoluto possa diventare fuorviante, mentre penso sia più difficile ma più efficace accettare il relativo, saper leggere anche le minime assonanze, ribaltare quella accezione di negativo che si attribuisce al Relata refero, quasi a scusarci di riportare cose riportate, che trovo sia invece l’espressione più sincera di consapevolezza dei filtri che si interpongono tra le nostre singole valutazioni della realtà. 

E qui, forse, ci possono venire in aiuto le rare intuizioni, che non sono illusioni e nemmeno gli specchi dell’innamoramento, ma un processo di interpretazione che emerge all’improvviso, qualcosa di simile alla serendipità. Nasciamo e stiamo in una condizione da torre di Babele, tutto e tutti parlano lingue diverse; dalla accettazione della sacralità di questa situazione comune credo nasca l’etica che si esprime nell’estetica delle relazioni quando ci saremo decisi ad imparare a parlare un esperanto compassionevole.