Riflessioni su giudizio e pregiudizio

Sono stata invitata dal dott. Marcomini a inviare una mia riflessione su Giudizio e Pregiudizio. Non ho osato accampare la scusa che sarò a Lisbona per esimermi totalmente dal coinvolgimento e, forse per un senso di dedizione o di sfida con me stessa, ho ugualmente aderito all’invito mandando queste poche righe.

La parola Giudizio, senza scomodarne il significato filosofico che ci rimanda a Aristotele o a Kant, nel linguaggio comune è da dizionario Treccani: “una qualsiasi affermazione che non sia una semplice constatazione di fatto, ma esprima una opinione sulla qualità, il valore, il merito di persona o cosa, spesso quindi sinonimo di parere, opinione, avviso”. Quindi partendo proprio da questo uso comune vorrei esprimere un mio giudizio sul dott. Marcomini e sul suo impegno quotidiano. E’ una opinione prevalentemente positiva che però contiene anche una perplessità e la domanda è: se il dott. Marcomini fosse più pop o semplice nella sua espressione comunicativa, i suoi messaggi raggiungerebbero in maniera più diretta il cuore dei suoi ascoltatori? Lo dico perché qualche volta ho messo nella chat del mio Club alcune per me importanti riflessioni del dottore perché servissero da spunto per un dibattito durante gli incontri; il risultato è che gli hanno subito appioppato il nomignolo di “Tavor Marcomini”. Rispetto a questo giudizio severo ma ironico direi che le reazioni potrebbero essere da parte degli utenti di cercare di porre maggiore attenzione all’ascolto e da parte del dottore di tenere conto di questa opinione nell’esposizione del suo “Joyceiano” Stream of Consciousness quotidiano.

A parte l’ironia, a questo punto se esprimere un parere/giudizio anche negativo è un esercizio comune anzi a volte è richiesto o sollecitato, perché nel Club si dice di non giudicare? E qui mi ritornano in mente le parole di Papa Francesco che, sollecitato ad esprimere la sua opinione sull’omosessualità, rispose: “Chi sono io per giudicare?”.

C’è una grande differenza tra esprimere il proprio parere in una forma interrogante esposta e aperta a un giudizio contrario ed invece affermare in modo apodittico la propria opinione come una verità assoluta. Come più volte ricordato, si tratta di sostituire il verbo essere con il verbo sembrare, un esercizio semplice ma assai poco frequente.

Diversamente dal Giudizio, il pre-giudizio a mio parere ha una valenza esclusivamente negativa. Il Pregiudizio esprime chiusura, racchiude in una categoria le persone e le loro azioni cristallizzandole in modo definitivo. Personalmente ho sempre lottato fin da adolescente contro i pregiudizi, questo grazie a una formazione ricevuta da eccellenti Maestri nella scuola superiore che ho frequentato. Erano gli anni 60’ carichi di fermento di cambiamento e prodromi della contestazione che sfociò nel movimento studentesco del 68’. Per me la spinta venne proprio dal mettere in discussione i pregiudizi di una società che confinava in categorie di classe la possibilità e la libertà di espressione di ognuno. 

Il Pregiudizio, otre a inquinare da sempre la convivenza sociale, è un istinto connaturato nell’uomo perciò ogni volta ci dovrebbe sollecitare, quando lo formuliamo, a non fermarci alla prima impressione negativa o positiva, ma cercare di andare oltre, attendere e riflettere rimanendo in una posizione interrogativa: è un esercizio difficile ma obbligatorio se vogliamo migliorare il nostro stare nelle relazioni.

Per concludere con un esempio personale direi che mi sono talmente opposta ai pregiudizi verso una persona che era stata oggetto di esclusione sociale per errori commessi tali da comprometterne la “reputazione”, che ho finito per condividerne tutta la vita, in una alternanza di gioie e dolori che hanno dato al nostro cammino insieme il senso autentico della nostra esistenza.

Termino con una frase di Madre Teresa di Calcutta: “Se giudichi le persone, non avrai tempo per amarle”.

SEMINARIO DEL 12 FEBBRAIO 2023