Con giudizio, senza giudicare.

Con pregiudizio riconosciuto e consapevole, aperto e disponibile al piacere di dissolversi, nello stupore e nella meraviglia dell’imprevedibilità evolutiva.

Per queste mie considerazioni non mi sono avvalso della lettura di testi particolari.

Sono considerazioni semplici, forse ovvie nella loro evidenza, che derivano dalla mia esperienza di dieci anni nei gruppi di genitori con figli LGBT+ e dalla mia esperienza come servitore-insegnante, dal dicembre 2021 a tutt’oggi, quindi breve, in un Club di Ecologia Familiare.

Anche stavolta, come spesso mi capita, trovo il titolo di questo seminario certamente affascinante, stimolante. Vi ritrovo la magia del Club, una magia che non significa ricerca di effetti sensazionali, fantasmagorici, mera emozionalità fine a se stessa, ma una magia che rinasce ogni volta dalla scoperta della ordinaria ma ricca umanità dei partecipanti.  

E’ il bello dell’incontro, dell’amicizia, dello star bene insieme.

Stupore e Meraviglia. Penso a una conoscenza che passa dal cuore prima che dalla comprensione dei concetti, in altre parole una conoscenza esperienziale, che passa dalla vita vissuta.

Stupore e Meraviglia. Sembrano solo belle parole, quasi ornamentali, un po’ retoriche, specialmente se pensiamo alle fasi di stanca nel Club, di stasi, di fatica a metterci in gioco, magari quando nel giro di tavolo iniziale prevale un elenco della spesa delle cose fatte nella nostra quotidianità, piuttosto che una comunicazione calda, attenta a come stiamo, a quello che più ci sta a cuore, protesa a donare qualcosa di noi. Oppure quando viviamo l’impotenza, la serena impotenza, che non è certo sterile, di fronte a situazioni, fragilità, ricadute, di fronte alle quali non troviamo le parole, anche se il nostro silenzio non è certo quello di chi non vuol dire niente, ma spesso è carico di partecipazione, di affetto, di pensiero ruminante che ci aiuta a crescere e a condividere anche nel silenzio.

Stupore e Meraviglia. Per cosa,  quando i pregiudizi e i giudizi di cui siamo impastati ci rendono poco aperti e accoglienti nei confronti dell’imprevedibile (per tornare al titolo del seminario).

Lo Stupore e la Meraviglia io li ho provati dal dicembre 2011 quando, insieme a mia moglie, per due anni ho frequentato il Gruppo Genitori Rainbow di Verona, S. Michele Extra, ogni due settimane. Da un anno mio figlio aveva fatto coming out e da allora come coppia ci sentivamo isolati, sentivamo la necessità di un confronto, di una condivisione del nostro vissuto. Lì abbiamo incontrato non fantasmi ma persone in carne e ossa, i volti dei genitori etero con figli LGBT+, dei genitori LGBT+ con figli, delle persone lesbiche, gay, bisex, trans gender, non binarie, e tramite l’ascolto delle storie, spesso molto sofferte, di queste persone, abbiamo incontrato tanta umanità, bellezza, familiarità, naturalità, in una parola pacificazione, in ciò che prima ci appariva oscuro, ignoto, ci preoccupava, ci faceva sentire isolati.              

Oltre a stupore e meraviglia aggiungerei anche Scoperta, una scoperta di ordinaria umanità che ci accomuna e ci fa vibrare al nostro interno. L’ascolto delle storie suscitava in noi forti risonanze emozionali, veniva a toccare qualcosa di noi, che poi ci faceva rimuginare, o meglio “ruminare” le cose ascoltate fino al successivo incontro.

Così nel Gruppo Rainbow sentivamo un conforto, ma non pietistico, non piangente, ma che andava al cuore dell’umano, e così diventata naturale e conseguente il dissolversi dei pregiudizi e delle paure e l’apertura, direi gioiosa, a quella imprevedibilità evolutiva presente nel titolo di oggi. E la scoperta, questa si straordinaria, spesso avviene proprio là dove il nostro sguardo e il nostro ascolto erano offuscati dall’ignoranza, dal pregiudizio, dalla sfiducia, dalla preoccupazione.

Franco Marcomini spesso sottolinea il fatto che i nostri Club variamente denominati, non sono gruppi di auto-mutuo aiuto, bensì sono comunità, penso intendendo che i Club non esauriscono la loro finalità al proprio interno come i gruppi AMA, ma sono costantemente rivolti verso la comunità circostante, mediante un approccio di popolazione e una continua tensione al cambiamento degli stili di vita comunitari, ivi compreso, consapevoli di essere come una goccia nel mare, il tentativo di scalfire e mettere in discussione una cultura alcolica pervasiva.

Sono convinto di questo, ma sono anche convinto che i Club siano a tutti gli effetti anche gruppi di auto-mutuo aiuto, dove si realizza il reciproco aiuto alla pari (l’occasione della continua crescita e maturazione umana cos’è se non un aiuto?), dove la narrazione delle storie personali e familiari diventa un dono per il gruppo, dove l’ascolto delle storie e delle situazioni comporta spesso forti risonanze emotive, dove il gruppo in quanto tale, ha una forza e una potenzialità che supera la sommatoria delle risorse personali.

Ma come è possibile far si che lo stupore e la meraviglia e la scoperta vissuti dai membri del Club, quello stupore e meraviglia davanti alla bellezza, alla singolarità e alla differenza di ogni persona, alle sue potenzialità evolutive, a vicende umane, a fragilità, a condizioni esistenziali che magari non conoscevamo, ci erano oscure, ci inquietavano, di fronte alle quali avevamo magari pregiudizi radicati e invece ora scopriamo in modo inatteso nella loro umanità, tanto ordinaria quanto ricca di meraviglia, come far sì che tutto questo non sia una eccezione, una emozione effimera, ma qualcosa di costante, una modalità dell’ascolto all’interno del Club?

Scoperta, meraviglia, stupore, risonanza, magia, vibrazione non sono quindi una sorta di sentimentalismo, di intimismo, un indulgere a quella moda del provare emozioni a tutti i costi e in modo fine a se stesso. Le emozioni sono una parte fondamentale della nostra vita psichica e il loro riconoscimento ci aiuta a far pace con noi stessi e con gli altri. Penso che questo faccia parte della realtà dei Club. Per far si che nel Club cresca questo modo di essere e di ascoltare, la comunicazione dovrebbe essere centrata sui vissuti personali più che sullo scambio di opinioni.

Tempo fa, in una scuola del giovedì, dicevamo che anche le nostre opinioni sul più o sul meno esprimono qualcosa di noi. Ritengo tuttavia che una delle regole più importanti, anche se non scritte, che dovrebbero indirizzare la comunicazione nel Club sia il parlare sempre in prima persona, il mettersi in gioco personalmente a partire dalla propria vita, dai propri sentimenti. Quell’ora e mezza in settimana è troppo importante per sprecarla in discussioni, in botta e risposta, che stancano, che impediscono quel necessario spazio di silenzio, di pensiero, di ruminazione, che fan calare l’attenzione e la tensione all’ascolto.

Oltre al mettersi in gioco parlando di sé, la seconda regola che può disporci a provare stupore, meraviglia, scoperta, è l’atteggiamento di non-giudizio, la sospensione del giudizio, e il controllo, per quanto ne siamo capaci, del pre-giudizio, quei tanti schemi e filtri sedimentati in noi attraverso i quali noi percepiamo, veniamo a conoscere, diamo un valore alla realtà e alle persone che incontriamo.

La sospensione del giudizio richiama poi (van di pari passo) la fiducia incondizionata, gratuita, non quella pelosa, che viene accordata solo sulla base di alcune condizioni, che mi richiama lo scambio mercantile. Fiducia incondizionata vuol dire anche rinunciare alle aspettative, le maledette aspettative, che sono il contrario della gratuità, e dovrebbero interrogarci se noi siamo nel Club per qualche aspettativa o interesse egoistico o se siamo lì come persone libere, aperti alla fiducia senza condizioni e alla speranza di ciò che può accadere.

La nostra personale e singolare visione del mondo, il nostro angolo visuale è infinitamente ristretto rispetto a tutto il reale. Ciononostante siamo spesso autocentrati, splendidamente isolati e sicuri nelle nostre certezze, convinti che il mondo e la realtà possano essere da noi interpretati semplicemente a partire dalla nostra piccola, piccolissima, quasi insignificante lente di ingrandimento. 

Penso che qui si aprano scenari molto significativi per la vita del Club,  e concludo individuandone alcuni:

– la sete incessante di conoscenza, di nutrimento dell’anima, per meglio ascoltare e capire le persone e la realtà che ci circonda;

–  il gusto per la libertà;

–  la riscoperta della gratuità;

–  la cura per ogni nome proprio e per ogni singolarità irriducibile;

–  l’importanza di non sederci mai sulle cose acquisite, ma di tentare almeno di andare oltre i nostri schemi e visioni ristrette.