Il Mistero abita altrove: una mostra visitata a Chioggia

Si intitolava The Mistery Man la mostra ospitata fino al 7 gennaio nella chiesa di S.Domenico a Chioggia (VE), prospiciente l’estremo sud della Laguna Veneta, sferzata nel giorno della mia visita da pioggia battente e vento freddo. Lo spazio della chiesa era suddiviso in cinque parti che alloggiavano altrettante tappe della ricerca durata 15 anni da parte del curatore spagnolo Álvaro Blanco, sviluppatasi attorno all’interpretazione artistica del cosiddetto sudario di Oviedo comparato con la Sacra Sindone torinese. Punto di arrivo dello studio storico e forense, è la realizzazione artistica tridimensionale di un corpo d’uomo martoriato, “come” dopo la deposizione dalla Croce. 

The Mistery Man. La prima ricostruzione iperrealistica del corpo di Cristo sulla base dei dati ricavati dalla Sindone di Torino.

Diversi artisti hanno concorso a realizzarlo, dice il curatore, per ottenere un “corpo primitivo”, senza marche stilistiche attribuibili ad una corrente piuttosto che ad un’altra.

Credo che questa affermazione contenga la parziale verità dell’immanenza, del qui-ed-ora e perciò l’opera non possa prescindere dal contesto della coralità dei realizzatori. L’iperrealismo come movimento pittorico viene descritto come “resa veristica dovuta non solo all’impiego di mezzi fotografici o meccanici, ma anche, e soprattutto, all’abilità esecutiva dell’artista nella raffigurazione delle immagini reali (corpi e particolari fisici, macchine e altri prodotti della civiltà dei consumi)” (def. Treccani). Fedele a questa lettura, il corpo appare come una magistrale opera d’arte.

La sala chiamata videomaping: la riflessione umana e artistica del “lenzuolo santo” riproposta con riproduzioni e video del culto reliquiario tra i più discussi; i molti facsimili della Sindone; alcune riproduzioni di codici e oggetti, esposti nelle bacheche tipiche di un museo; la sala “immersiva”: circa 500 immagini pittoriche di Gesù che si susseguono proiettate sui quattro lati della “stanza”, in un vortice figurativo dall’arte paleocristiana al XX secolo: sono gli ambienti che si attraversano prima di giungere allo spazio spoglio che accoglie la riproduzione particolarissima del corpo.

Secondo le parole di Blanco, la mostra nasce con sentimento “pellegrino”, affinché la gente esca e vada a cercarla. Ho potuto raggiungerla in un luogo non troppo remoto, ma appartato, come questa propaggine di terra che incontra il mare, lontana dall’ampiezza di grandi cattedrali come quella di Salamanca, dove si è inaugurata nell’ottobre 2022 e altre collocazioni che faranno seguito alla tappa italiana.

Ben venga Nostro Signore itinerante, in legno, silicone e lattice, ben vengano i visitatori incuriositi per una mostra senza dubbio singolare e non fra le più spettacolari o sensazionalistiche. Grazie a Dio. Il Nazareno ha preso qui una forma che gli astanti hanno definito emozionante, impattante, commovente.

Nella stessa chiesa di San Domenico c’è dal 1812 un crocifisso ligneo, detto “dei pescatori”, che si narra ripescato dopo il naufragio di una nave. Imponente ed espressivo con i tratti dell’arte scultorea nordica europea del XIV secolo, mi connette più del Gesù iperrealista e re-incarnato con lo scandalo della Croce, con la drammatica Morte e la Resurrezione, certezza di liberazione.