Vita e Natura. Etica: lasciarsi andare all’appartenenza, inconsapevolmente responsabili, in un sereno e perseverante agire nella feconda impotenza, nella trascendenza dell’esperienza sensoriale… perturbante.

Fratello Ateo

Fratello ateo, nobilmente pensoso,

alla ricerca di un Dio che non so darti,

attraversiamo insieme il deserto.

Di deserto in deserto andiamo oltre 

la foresta delle fedi,

liberi e nudi verso 

il Nudo Essere

e là

dove la parola amore

abbia fine il nostro cammino.

Canti Ultimi, David Maria Turoldo

Etica, meditazione e trascendenza, un lascito del messaggio di Vladimir Hudolin, una traccia ed un suggerimento esistenziale da vivere concretamente nella realtà della vita quotidiana. 

Non siamo chiamati a definire intellettualmente le parole, ma a dare loro vita, utilizzando anche il bene dell’intelletto e non solo la suggestione emotiva, per coglierne l’orizzonte di senso nelle nostre pratiche quotidiane. 

Pratiche troppo spesso irrigidite entro gabbie ideologiche e moraliste, fatte di aspettative illusorie e di rancori e rammarichi, mai definitivamente dissolti dal vento chi dispiega le ali verso l’ignoto futuro mentre lo sguardo sosta sulle macerie, incapace di cogliere il germogliare di frammenti di speranza, solo per un attimo gentilmente innaffiati da lacrime sgorganti dell’umana pietas, affacciate oltre i ferrei confini della volontà iperegoica ed autoreferenziale nella quale si esprime il grottesco del “volere è potere”. 

Etica della responsabilità a farci perturbare ciò che bussa alle porte di una coscienza imbrigliata nelle trame delle infinite prospettive di controllo che, promettendo sicurezza, garantiscono soltanto fissità granitica ed identitaria, all’ombra di un sapere professionale che, nell’etichettare, aliena, in conformità ad un mandato di normalizzazione e controllo sociale sedativo, anestetico ed immobilizzante. 

Nell’etica, coniugata necessariamente con la meditazione, il discernimento e la trascendenza, si trova la generosa opportunità di sciogliere i nodi intricati di un’esistenza vissuta in modo esasperante e disperante. Nell’etica della trascendenza spirituale ed ecologica si trova la leggerezza di passioni intense che si librano, liberate da pesanti zavorre moraliste giudicanti, zavorre cariche di colpe e risentimenti che non riescono a sciogliersi nell’ineffabile esperienza del perdono. 

Etica che fa di ogni gesto un invito all’eleganza della relazione nel ricercare armonia nelle diversità, collocando il diritto nella dimensione del sacro, indisponibile per il collettivismo conturbante, attingibile soltanto da un personale che si lascia sconfinare dall’inedito e dall’impensato. 

Etica della sorpresa e della creatività sovversiva e detronizzare un mio dispotico ed effimero che abbiamo spesso trasformato in nell’icona di un’idolatria egolatrica, moralista e supponente. 

Etica come percorso di liberazione in una vita autenticamente comunitaria trascendente. 

Come sarà possibile riprendere il filo di un discorso eluso, smarrito e rimosso? 

Da dove partiamo e dove ci indirizziamo? 

Quali pratiche di cura ci predisponiamo ad agire serenamente impotenti?